18 ottobre 2010

COMUNICAZIONE

Per motivi di natura pratico-logistica non sono piú in grado di offrire il servizio Rassegna Stampa, in quanto, non avendo mai avuto come interesse primario quello di aumentare il numero di visitatori, ritengo assolutamente inutile postare le prime pagine dei quotidiani al pomeriggio invece che la mattina presto. Sempre per suddetti motivi, inoltre, non riesco piú a garantire una certa frequenza nel postare gli articoli, purtroppo, anche a scapito delle anticipazioni e post-partita, e scoop e opinioni di mercato. Appunto, ribadisco, perché postare un commento post partita 3/4 giorni dopo non ha piú senso, salvo rarissime eccezioni. Ringrazio dunque chi mi ha seguito con costanza, chi saltuariamente e chi invece in questo blog si é imbattuto quasi per caso.

12 ottobre 2010

Messi a Milano: andrá all'Inter, lo avevo giá detto e lo ribadisco

Domenica Moratti "sbroccava" sul portare Messi all'Inter, poi ieri il fantasista argentino era a Milano ed ecco i giornali accendere un derby di mercato in realtá mai esistito. Messi, prima o poi, finirá all'Inter. Se non finirá all'Inter, é perché i nerazzurri e i blaugrana si sistemeranno con altri giocatori. Ecco cosa scrissi giá il 12 Agosto all'interno dell'articolo I SOLITI SOSPETTI

Parentesi Inter, che qui scrivo perché "Verba volant, scripta manent": sono convinto che col Barcellona ci sia giá un accordo per Messi, perché non credo che LaPorta (l'uomo che per intenderci ha rifilato Ronaldinho e Zambrotta al Milan a 28 mln dopo essersi fatto pregare per due anni), sia stato cosí scellerato da accettare un prezzo come Eto'o + 50 mln per Maxwell e Ibrahimovic. Quindi per me, qui gatta ci cova, e sulla base di quella trattativa, reputo un accordo giá in linea di massima per l'argentino all'Inter, con restituzione (anche parziale) del denaro investito dai Catalani. Non tutti sono dello stesso parere, infatti su tuttomercatoweb il proprio direttore scrive:

"Lionel Messi è sbarcato a Milano, scatenando il finimondo. La prossima volta chiederemo, con gentilezza, sia a Dolce che a Gabbana che vadano loro a Barcellona per la firma del contratto di sponsorizzazione. Messi all'Inter, in questo momento, equivale a far credere ai tifosi interisti che in bacheca ci sono 4 Champions e non 3. Clausola rescissoria e volontà del Barcellona non consentono di avviare la trattativa. Ovviamente il Presidente Moratti cavalca l'onda: conviene a tutti per spostare l'attenzione da un mercato estivo di basso profilo, come confermato da Rafa Benitez, il quale chiede rinforzi invernali. Per fortuna, con la storia di Messi, non stiamo più sentendo parlare di Kakà all'Inter (Michele Criscitello)
 
Come sempre, il tempo dirá chi avrá ragione...
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Rassegna stampa del 12 Ottobre: le prime pagine dei quotidiani sportivi



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11 ottobre 2010

Mercato Milan: si investa sulla difesa

La vicenda Kaká non é una favola inventata dai giornalisti per riempire i vuoti dovuti alla sosta di campionati e coppe in funzione nazionali. Peró se proprio si deve parlare di mercato, che si parli di mercato vero, di giocatori che il Milan sta seriamente monitorando e che al Milan, attuale e futuro, servono concretamente e non sarebbero capricci del cuore come l'eventuale ritorno dell'ex Bambino d'Oro.

Braida é in costante contatto con Rui Costa, sondando tre giocatori del Benfica: David Luiz, Joao Pereira e Fabio Coentrao. I tre giocatori sono calciatori con cartellini oscillanti tra i 15 e i 30 mln. Gli ottimi rapporti con l'ex regista di Milan e Fiorentina di certo sono un plus, ma da intendere come una certezza di non vedersi mettere i paletti tra le ruote o civettare con altri club per scatenare aste; non si creda che Rui Costa equivalga a vedersi pilastri delle nazionali portoghesi e brasiliane infiocchettati e recapitati a Milanello. Dall'altra parte si continua a guardare in Francia, con Cissokho tornato nome caldo per la fascia sinistra, e Sahko come nuovo Nesta. Sandro infatti va per i 35, é in scadenza di contratto ed é comunque corteggiato sia dalle sirene (e dagli ultimi fantamilioni) a stelle e strisce, che da un romantico ritorno alla Lazio. Sulle fasce il Milan ha solo Antonini che ha volontá e cuore da vendere, ma tecnicamente ha limiti notevoli. Le altre soluzioni sono uno Zambrotta part-time (per questioni anagrafiche) e Abate, che spinge ma non sa ancora difendere. Scartati a prescindere Jankulovski e Oddo, ormai fuori rosa per il secondo anno consecutivo. Quindi, oltre al francese, tornano di moda Bale e van der Wiel, anche se in modo molto piú timido, e comunque anche per questi giocatori si parla di cifre tra i 15 e i 20 mln.

In ogni caso, si é potuto appurare con l'arrivo di Ibrahimovic, se si vuole vincere e ambire a determinati livelli, bisogna investire, che con gli Yepes a parametro zero o i Sokratis si fá poca strada. David Luiz o Sahko rappresentano due ottimi punti di partenza per il nuovo Milan, senza dimenticarci che un certo Rami, nazionale francese e in scadenza di contratto, si sarebbe praticamente offerto alla corte di Allegri... e se le alternative sono Yepes, Sokratis o Onyewu... non c'é nemmeno da finire la frase.

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Rassegna stampa del 11 Ottobre: le prime pagine dei quotidiani sportivi



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10 ottobre 2010

Rassegna stampa del 10 Ottobre: le prime pagine dei quotidiani sportivi



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09 ottobre 2010

Rassegna stampa del 9 Ottobre: le prime pagine dei quotidiani sportivi



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08 ottobre 2010

No al Kaká bis: basta all'assistenza sociale

Dopo Shevchenko é arrivato il turno di Kaká. Il carioca infatti non ha mai fatto breccia nel cuore dei tifosi del Real, ne si é imposto come giocatore nel club. Infortuni vari e un feeling mai sbocciato con Mourinho hanno completato il cerchio, e l'avventura dell'ex Bambino d'Oro a Madrid sembra giá essere arrivata al capolinea. Adesso Kaká vorrebbe tornare, muovendosi in prima persona e facendo leva su un affetto di natura personale. Kaká al Milan ha dato tanto, ma altrettanto ha dato il Milan a Kaká. Il capitolo peró é chiuso, basta sentimentalismi, non portano da nessuna parte e sono stati tra l'altro causa di problemi nell'organico che sembrano finalmente volgere al termine. I motivi del mio personale NO al ritorno di Kaká sono sia di natura tecnica che di natura affettiva. Partiamo da Kaká calciatore.

Ricardo Kaká sono due stagioni che non é integro fisicamente, ripetuti acciacchi alle ginocchia e la pubalgia lo hanno tenuto piú ai box che altro. Kaká inoltre é il classico giocatore devastante negli spazi, una volta perde la sua rapiditá, non é in grado di sopperire con altre doti. Non é un Ronaldinho, per dire, che anche appesantito sforna assist e mantiene un raddoppio costante di marcatura su di lui. Kaká era formidabile perché si muoveva tra le linee, ma ce lo ricordiamo piú per i suoi goal che per i suoi assist. Il Kaká attuale al Milan non serve come giocatore. Se Ronaldinho si dimostra efficente dietro alle punte e lo si alterna con Seedorf si ha il ruolo coperto fintanto non si investe in un giocatore di ruolo e di prospettiva, tipo il connazionale Paulo Henrique, meglio conosciuto come Ganso, o se si fosse optato per Sneijder al posto di Huntelaar, o investito 6 mln per Pastore, ad esempio, non piú tardi di 14 mesi fá. Giá personalmente non mi immagino un Ronaldinho correre per il Milan fino a 34 anni, consapevole che come rifinitore é ancora tr i migliori nel ruolo al mondo, figuriamoci Kaká, che giá nel Milan aveva lanciato preoccupanti segnali riguardo la sua integritá fisica. C'é giá Pato da marcare stretto in questo senso, perché accollarsi un altro ingaggio da 8 mln per un giocatore che a livello tecnico non puó che offrire qualche sporadica presenza?

Sul piano umano, poi, non ne parliamo. Vorró sempre bene a Kaká per ció che ha fatto, ma non dimentichiamoci che mentre lui dal balcone ci mostrava la numero 22, e molti di noi passarono la notte piú lunga della loro vita a vegliare davanti ai siti delle agenzie sviluppi del suo passaggio o meno al City, suo padre e il suo entourage erano giá a flirtare con Perez e il passaggio al City venne bloccato poiché Kaká venne ceduto giá al Real, con il Milan che per accontentare il giocatore incasso 67 mln dalle Merengues, invece che 120 dagli sceicchi. Caro Riky, tu, come Shevchenko prima di te, potevate anche indossare la fascia del Capitano, cosa che al Milan era una tradizione riservata a giocatori italiani, con pochissime eccezioni, appunto, riservate a giocatori speciali. Avete preferito i milioni esteri e promesse di altre presidenti, all'amore e all'affetto di una Curva e di un presidente come Berlusconi che per i suoi pupilli sappiamo di cosa é capace. E non é giusto fare leva su questo. Voi avete tradito, e se una parte del tifo ti riprenderebbe indietro, un'altra parte ti ringrazia ma declina l'autocandidatura. Perché il Milan é una squadra di calcio, non l'assistenza sociale. E le squadre di calcio sono costruite per vincere, non per dare le seconde opportunitá a rei confessi ed ex illustri.

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Rassegna stampa del 8 Ottobre: le prime pagine dei quotidiani sportivi



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07 ottobre 2010

Montelongo: la riserva corteggiata dal Manchester United

La vicenda ha quasi dell'incredibile. Bruno Montelongo, terzino destro uruguaiano in prestito al Milan, con la squadra di Allegri non si é ancora guadagnato una sola convocazione. Tuttavia é sul taccuino di Ferguson, allenatore che giá in passato pescó dallo sgabuzzino degli scarti del nostro campionato un certo patrik Evrá. 

Montelongo nell'immaginario corale rossonero é entrato a far parte del club dei "Chi l'ha visto?", preceduto da illustri esponenti come Mattioni, Grimi, Coloccini, Viudez, Cardacio e molti altri giovani sudamericani arrivati al Milan per intercessione di Bronzetti o Fonseca, ma che al Milan non hanno praticamente mai giocato. Eppure Mattioni ha sfiorato la Champions League con il Maiorca, mentre Coloccini diventó titolare in svariati club e in nazionale. Non si sta parlando di fenomeni, sia chiaro, ma gente a cui magari andava data una possibilitá, soprattutto quando in passato si é assisitito a Oddo centrale o Kaladze mezz'ala piuttosto che far esordire il giovane di turno.

Il consiglio é: proviamo questi ragazzi. Anche perché dopo il caso Gourcuff non c'é da rischiare minimamente di lasciarsi sfuggire certi giocatori. Specialmente se il calciatore in questione é un terzino destro, ruolo nel quale il Milan sta cercando un interprete degno di tale nome da Cafú.

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Rassegna stampa del 7 Ottobre: le prime pagine dei quotidiani sportivi



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06 ottobre 2010

Rassegna stampa del 6 Ottobre: le prime pagine dei quotidiani sportivi



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05 ottobre 2010

Gattuso polemico: giú le mani da Leonardo

C'era una volta il Milan, una squadra dove la classe e la signorilitá erano un dogma, dove i panni in sporchi si lavavano in famiglia, e dove serietá e professionalitá erano anteposti persino alle prestazioni sportive. C'era una volta una squadra che dettava legge in Italia e nel Mondo sia in campo che nel mercato, che costellava le proprie rose dei migliori tasselli a disposizione, che si concedeva lussi e capricci potendo tranquillamente permetterseli. C'era una volta una dirigenza che designava chi potesse parlare con la stampa e dettava le linee guida delle dichiarazioni dei propri tesserati. C'era una volta, oggi non c'é piú.

Leonardo dopo 13 anni trascorsi nel Milan, come giocatore prima, dirigente durante e allenatore poi, ha sempre svolto un lavoro esemplare, oltre ogni aspettativa. Da giocatore é tra gli artefici dello scudetto zaccheroniano, tricolore che mancava da anni e che veniva dopo le stagioni di Tabarez e dai fallimenti dei Sacchi & Capello bis, con piazzamenti come l'undicesimo posto. Da dirigente ha fatto approdare a Milanello Ricardo Kaká per 8 mln, Pato e Thiago Silva, ovvero tre fenomeni. Da allenatore ha preso in mano una squadra vecchia e logora, gli ha dato una fisionomia, ha dovuto reinterpretare la sua idea di calcio con giocatori non adatti, ha disputato mezza stagione senza Nesta e Pato, ha dovuto giocare con Favalli centrale per 2 mesi, ogni giocatore in rosa si é infortunato almeno una volta e ció nonostante ha insidiato l'Inter in vetta e si é piazzato per la qualificazione diretta alla Champions. Leonardo chiedeva Hernanes, gli hanno venduto Kaká. Chiedeva Dzeko, o Luis Fabiano, gli hanno preso Huntellar l'ultimo giorno del mercato. Ha resuscitato Ronaldinho. E il tutto consapevole di essere un part-time.

Se in estate avevamo giá assistito alle accuse di Berlusconi, in sequenza sono arrivate anche quelle di Inzaghi e di Gattuso, ovvero due senatori che la passata stagione hanno fatto piú panchina che campo. Inzaghi ha 37 anni, vive di rinnovi annuali grazie alla stima e amicizia tra lui e Galliani, e vive per battere il record di goal europei, e il Milan gli sta concedendo l'occasione di farlo. Gattuso invece la passata stagione l'ha trascorsa in gran parte infortunato, e poi quando schierato era in evidente fabbisogno di ossigeno. Senza comunque pensare al bene della squadra, i due giocatori hanno manifestato l'intenzione di varare altre destinazioni, allarme rientrato per entrambi dopo le rassicurazioni di Allegri e lo stesso Galliani.

Detto ció, mi sembra che a Leonardo non dico vada fatta una statua come quella del Paron Rocco, ma basta lanciargli frecciate. Leonardo é stato silurato per aver anteposto il bene del Milan al bene dei singoli, Berlusconi compreso. Se questo é un reato, lapidiamolo pure... altrimenti un esame di coscienza per questi giocatori, perché comunque Berlusconi é quello che stacca gli assegni... loro invece sono pagati per indossare la maglia del Milan e fare úno dei migliori mestieri al mondo... e ricordiamo a tutti che di intoccabile, al Milan, c'é solo la Maglia!!!

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Rassegna stampa del 5 Ottobre: le prime pagine dei quotidiani sportivi



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04 ottobre 2010

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03 ottobre 2010

Parma - Milan: Pirlo incanta, ma bisogna essere cinici

Ieri sera al Tardini il Milan conquista tre punti fondamentali grazie ad una autentica prodezza del suo regista, Andrea Pirlo da Brescia, che da una trentina di metri, insacca all'incrocio dei pali.

Per tutto il primo tempo il Milan é assoluto padrone del campo, il Parma si fá vivo una sola volta con l'ex Crespo che tocca debole di testa prima di un contatto sospetto con Nesta. Il Milan amministra bene il pallone, lo fá girare, ma la squadra di Marino é ben organizzata e quando si creano gli spazi, é Mirante (in assoluto il migliore in campo, e questo la dice lunga) a dire di no alle varie offensive rossonere. Anche dopo il vantaggio il Milan potrebbe affondare il Parma in piú di una occasione, la piú clamorosa é addirittura una triplice respinta su Ibrahimovic da parte del giovane portiere ducale. Zlatan rimane a secco, ma fá reparto da solo, svaria su tutto il fronte, fá a sportellate, le prende e le restituisce a turno con Paci e con Lucarelli, quest'ultimo graziato dall'arbitro per una gomitata alla gola allo stesso svedese. Il Parma picchia, ma sul taccuino finiscono i giocatori rossoneri, rei di interventi piú maldestri che cattivi, a differenza dei ducali, che con il neo entrato Bojinov, mettono ko anche Antonini per una manata al volto del terzino.

Il Milan gioca, impone, e spreca, fino a 20/25 minuti dalla fine, quando il Parma si sveglia e decide un assalto all'arma bianca, chiudendo praticamente il Diavolo nella propria metacampo. Allegri per immettere forze fresche in campo, inserisce Boateng per Gattuso, ancora una volta capitano e sembrato ringiovanito di 5 anni. Boateng non sfigura, ma la mossa di Allegri é inconcepibile, perché gli ultimi minuti sono un barricarsi con Pirlo-Seedorf-Boateng, ovvero nessun incontrista, a proteggere la difesa. Nel finale qualche brivido, soprattutto per un traversone basso di Angelo sul quale nessuno interviene, e un mezzo brivido su un cross apparentemente innocuo che Zambrotta trasforma in un angolo con un colpo di testa che non passa lontanissimo dalla porta di un quasi inoperoso Abbiati, se non fosse per un rasoterra di Dzemaili sempre nel finale. Dopo 5 lunghissimi minuti di recupero, durante i quali Ronaldinho perde un pallone d'oro innescando l'ultimo contropiede parmanese, il triplice fischio consegna momentaneamente al Milan la vetta della classifica.

Note positive: lo spirito e i senatori. Il Milan non é bello da vedere, perché tiene palla ed é lezioso, ma non é concreto come potrebbe. Peró quando ha dovuto tenere il risultato e giocare "da provinciale" lo ha fatto con umiltá e con freddezza. Vedere Gattuso tornare a mordere, Seedorf fare il terzino quando il Milan era in 10 con Antonini fuori campo, Pirlo tornare a tirare da fuori, Nesta padroneggiare in difesa, sono tutte note positive, segnali che il Milan c'é e che i suoi uomini chiave delle passate vittorie sono tornati. Pato é fuori condizione e sembrava anche fuori dal gioco, ma se il Papero sta bene fisicamente, sappiamo di che pasta é fatto. Ibrahimovic anche quando non segna si é rivelato il giocatore che mancava, capace di spaziare su un intero fronte, con un mix di fisico e tecnica pazzesco.

Note dolenti: Robinho é ancora fuori forma, si vede l'impegno, ma ha limiti fisici dovuti al fatto che non ha fatto un solo giorno di preparazione. Peró sta prendendo il ritmo partita, i numeri si vedono, deve trovare la sua dimensione e un goal potrebbe innescare quella dose di self-esteem che al carioca serve come il pane. Dall'altra parte c'é Ronaldinho, che in mezzo é smarrito, e non a caso, ogni sua invenzione nasce quando si porta sul centro sinistra. Con il Gaucho il Milan é vincolato a certi schemi e a certi moduli, ne prendiamo atto, ma con Ronaldinho trequartista alla Kaká si depotenzia il giocatore e di conseguenza anche il Milan. Quindi il cinismo, perché se Mirante risulta il migliore in campo, non é sufficiente per tornare dal Tardini con una rete segnata con sette occasioni nitide da goal. Per finire, il menzionato turn-over. Allegri deve trovare il suo equilibrio ma sta sottoponendo per troppe partite gli stessi giocatori, potrebbe far ruotare di piú certi giocatori, anche perché il Milan gioca ogni 3 giorni. Inoltre i cambi devono essere piú occulati, perché ieri é andata bene, ma cambiare un interdittore con una mezz'ala quando si é in pressing é un rischio che, con la attuale forma fisica e con certi meccanismi ancora da collaudare, di certo il Milan non puó correre.

Piccola nota: Marquez ieri in 1 minuto ha simulato un contatto in area evocando il rigore, per poi entrare da dietro su Gattuso a metacampo. Nemmeno ammonito. Guardatevi il fallo che costa il giallo a Boateng e riparliamone... comunque se la prova tv ha un senso, Lucarelli e Bojinov 2/3 giornate in tribuna se le fanno tutte.

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Rassegna stampa del 3 Ottobre: le prime pagine dei quotidiani sportivi



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02 ottobre 2010

Aspettando Parma - Milan: solite incognite sulla formazione

Abituiamoci a passare i sabati in casa, perché il Milan la domenica é di festa. Cosí come abituiamoci a vivere una stagione con le solite 2/3 incognite, mentre il resto della formazione é scritta, salvo infortuni/squalifiche.

Partiamo dal Parma, squadra che negli anni precedenti é sempre stata un'avversaria ostica per la compagine rossonera. Formazione quasi certa per i ducali, con Mirante in porta, Zaccardo, paci, Lucarelli e l'ex Antonelli (mollato troppo presto e con troppa leggerezza) in difesa, Morrone, Valiani, Gobbi, Candreva e Marquez a centrocampo, con l'altro ex Crespo in vantaggio su Bojinov nel ruolo di finalizzatore.

Capitolo Milan: l'ossatura di Allegri anche al Tardini sará composta da Abbiati in porta, Nesta e Thiago Silva centrali, Antonini sull'out di sinistra, Pirlo al centro a dettare i tempi, Gattuso ad aggredire in mediana, Ronaldinho aperto a sinistra e Ibrahimovic a guidare l'attacco. Con Oddo non convocato e Montelongo aggregato alla Primavera (ed esordio con goal la scorsa settimana), il terzino destro vedrá il ballottaggio Abate-Zambrotta, con il primo leggermente favorito. A centrocampo il vero dilemma per la terza maglia: Allegri infatti potrebbe far giocare Flamini, e a quel punto ci sarebbe un altro duello Boateng-Robinho in avanti, oppure il ballottaggio é proprio in mediana, tra il ghanese e Seedorf, con Robinho a completare il tridente. In ogni caso, sembra scontato il ritorno al 4-3-3 e Ronaldinho titolare. Ci si augura in primis che la mossa sia frutto di Allegri, e non conseguenza del Seedorf pensiero, che tradotto dal gergo societario, altro non vuol dire che Ronaldinho in campo per la gioia del Presidente Berlusconi. E che Pato, convocato e in panchina, non si debba piú fermare.

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01 ottobre 2010

L'indecenza di lamentarsi da parte dell'Inter non ha fine

Appurato che per far parte della rosa dell'Inter bisogna essere stranieri, ormai é chiaro anche che per far parte della dirigenza bisogna essere alieni. Si, perché bisogna essere alieni per continuare a lamentarsi quando si é la squadra che da 5 anni detta legge in Italia (non solo sul campo) e la Regina d'Europa in carica. Eppure Moratti e Paolillo nella loro routine quotidiana hanno l'irrinunciabile bisogno di inseguire un microfono di turno per parlare di arbitri, di Calciopoli, di torti, e che all'Inter mancano chissá quanti scudetti. Basta pensare alla pagliacciata del comunicato ufficiale per le giornate a Burdisso, ovvero un loro scarto, per poi eclissarsi quando al Palermo venivano negati due rigori sacrosanti. In compenso, perché la stampa non pubblica un bel C.V. di Guido Rossi? Perché la Federazione ha incaricato un ex dirigente dell'Inter e della Telecom (nonché futuro Presidente della stessa) a giudicare Calciopoli? Perché la Telecom ha dovuto spiare e pilotare le indagini, quando suddetta societá sponsorizza Serie A e Coppa Italia? Perché nessuno sottolinea che la Telecom é di Tronchetti-Provera? Perché sono state nascoste telefonate da parte dei dirigenti nerazzurri ad un PM che ha dichiarato in Tribunale che "dell'Inter non ci saranno accuse perché non esistono telefonate"? Perché se Pairetto in Tribunale dichiara che Facchetti pernottava a casa sua quando l'Inter giocava in Toscana, a nessuno é venuto in mente di indagare anche su di loro? Perché Tavaroli é finito in carcere per lo spionaggio della Telecom? Perché nel 1998 invece del famoso "rigore su Ronaldo" (che poi per regolamento era punizione a due) non si sottolinea di come Recoba era il 4' extracomunitario e che quindi l'Inter doveva vedersi togliere a tavolino tutte le partite con Recoba convocato (e sarebbe finita in Serie B)? Perché Moratti ha fatto affari con un presidente inibito e non ha avuto una sanzione degna di tale nome? Perché nessuno ha fatto notare che l'Inter ha vinto una Champions con 3 rigori negati al Chelsea, 2 rigori negati al Barcellona, 1 rigore negato al Bayern, un passaggio di girone negli ultimi 3 minuti con due papere di un portiere, un goal decisivo in netto fuorigioco e un arbitro portoghese ex socio in affari con Mourinho? Perché nonostante tutto questo, e molto altro, ad aprire la bocca sono sempre Moratti e Paolillo?

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30 settembre 2010

Robinho il post Dinho: dopo la nazionale anche il Milan?

Come avvenne in nazionale, potrebbe avvenire anche al Milan. Quello che sembrava infatti un regalo al Milan, potrebbe rivelarsi invece un cambio di testimone come "pupillo presidenziale". Robinho infatti arriva a Milan insieme ad Ibrahimovic, ma mentre lo svedese é un acquisto occulato, il Pelezinho é a tutti gli effetti l'ultima figurina che Berlusconi si vuole regalare, cosí come Ronaldinho e Rivaldo prima di lui. Tutti numeri 10 brasiliani, non a caso.

Robinho viene da 2 partite giocate praticamente per intero, dove ahimé, la fotografia delle sue prestazioni rimane il goal fallito ad Amsterdam piú che i progressi, sia fisici che tattici. Con Robinho il Milan é piú equilibrato, il brasiliano e Ibrahimovic compongono un buon tandem d'attacco, capace sia di venirsi a prendere la palla a centrocampo, far ripartire le azioni, che creare spazi e profonditá. Ronaldinho d'altra parte ha la sua mattonella, o meglio corsia, quella sinistra, dalla quale parte sempre per poter decidere ogni volta se puntare l'uomo o convergere sul destro per il tiro. Con il Gaucho poi si puó solo attuare il 4-3-3, perché nonostante i vari tentativi, lui di fare il trequartista centrale non ne vuole nemmeno sentir parlare. Robinho invece puó giocare sia con il 4-3-3, che fare la seconda punta nel 4-3-1-2, schema che comunque Allegri predilige e che a livello tattico offre piú garanzie. A favore di Binho gioca anche l'attuale modulo appunto, perché con il ritorno di Pato, il Papero di sicuro sará ancora piú efficente a giocare piú centrale che cosí aperto nel 4-3-3. Contemporaneamente il centrocampo é piú popolato di gente ed in grado di far filtro alla difesa, reparto che ha una piú che buona linea titolare ma manca ancora di retrovie adeguate.

Gennaio si avvicina, e nonostante tutti i proclami capitananti dal "Ronaldinho é il giocatore piú forte di tutti i tempi", le sirene brasiliane e i fantadollari americani sono sempre presenti nella testa di un non piú giovanissimo campione che, ammettiamolo, difficilmente anche noi tutti ci immaginiamo poter essere titolare nel Milan ancora per i prossimi 3 anni. Dopo dunque Ronaldinho al posto di Kaká, sembra esser arrivata l'ora del Gaucho a favore di Robinho. Il tempo ci dirá la veritá, ed eventualmente, sancirá chi ha avuto ragione.

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29 settembre 2010

Ajax - Milan: il trionfo degli ex

Nella notte degli ex, sono proprio loro a torvare il goal del definitivo pareggio: Seedorf inventa, e Ibrahimovic non sbaglia. Finisce 1 a 1 tra i Lancieri e il Diavolo, con l'Ajax che si conferma bestia nera dei nostri ragazzi, a prescindere da che secolo si giochi e dai nomi in campo.

Allegri schiera un 4-3-1-2, con Seedorf alle spalle di Ibrahimovic e Robinho. Ed sará proprio il Pelezinho a far parlare di se, nel bene e nel male. Partiamo dai lati positivi. Ha voglia, si muove, a sprazzi é incontenibile, soprattutto sullo stretto dove riesce costantemente a nascondere il pallone e a ripartire in gran carriera. Note dolenti: non si puó sbagliare un goal come quello, davanti al portiere e in solitudine. Dall'errore, per Robinho inizia un'altra partita, quella del voler rimendiare, anche a costo di strafare, con risultati sempre piú tendenti allo sconforto. Diciamocelo tranquillamente, tutti noi ieri eravamo combattuti tra la voglia di vederlo in panchina e quello di vederlo esultare per un goal. Croce e delizia, ma finora, della seconda abbiamo potuto vederne poca. Sul goal incassato c'é poco da dire, prodezza di Suarez che con un tunnel a Nesta si libera in area e serve un pallone d'oro a El Hamdaoui che non sbaglia e trafigge un incolpevole Abbiati da due passi con una sassata sotto la traversa. Di questa partita c'é poco da sottolineare, é stata molto agonistica e nel secondo tempo, soprattutto nel finale, anche abbastanza noiosa. Oltre all'erroraccio di Binho sottolineiamo comunque come l'Ajax sia stata graziata nel finale da uno scellerato Brych che decide di far ripetere inspiegabilmente una punizione del Milan, quando Pirlo a sorpresa aveva messo Inzaghi davanti a Stekelenburg. All'arbitro forse va ricordato che battere a sorpresa e non richiedere la distanza é un diritto di una squadra, anche perché il calcio non é uno sport dove si vince ai punti, o a meriti. Perché se il pareggio era onestamente il risultato piú giusto, rimane l'amarezza che senza quel fischio si poteva uscire dall' Amsterdam Arena con i 3 punti e rimanere appiati al Real Madrid in testa al girone.

Per concludere, vorrei solo ricordare ad Allegri che si possono fare 3 cambi nella partita, e se si vuole fare un cambiamento tattico per inventarsi qualcosa, come il passare al 4-4-2 con Inzaghi e Abate in campo, si puó fare prima dell'85', anche perché Robinho era da 20 minuti in netta carenza di fiato. Ció nonostante, il Milan é imbattuto in Champions, Ibrahimovic ha siglato la terza rete in due incontri, e i progressi si stanno incominciando a vedere anche a livello tattico. E il tutto con capitan Ambrosini e una punta di diamante come Pato ancora ai box.

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28 settembre 2010

Aspettando Ajax - Milan: il fascino olandese

Secondo impegno europeo per il Milan di Allegri. Dopo l'esordio casalingo contro i francesi dell'Auxerre, i Rossoneri affrontano l'Ajax, autentica rivale storica del club di via Turati, sia per le suggestive sfide negli Anni '90, che tappa fondamentale nel 2003 per la conquista della 6' Champions League. Ai precedenti possiamo tranquillamente aggiungerci gli ex della partita, Ibrahimovic e Seedorf, senza dimenticarci del naturale appeal che il calcio oranje suscita nei ricordi dei tifosi, quando il Milan di Sacchi primeggiava anche grazie tre tulipani di indiscusso carisma e dall'immortale talento: Rijkaard, Gullit e van Basten.

Dopo il match col Genoa, Allegri sembra modificare il 4-3-3 e trasformarlo in un 4-3-1-2, con Seedorf dietro alle punte e Ronaldinho in panchina a rifiatare. Ibrahimovic certo, ballottaggio Robinho-Inzaghi per la seconda maglia, col brasiliano in vantaggio sul bomber nostrano. A centrocampo, Pirlo e Gattuso sembrano confermati, con Flamini che prenderá il posto di Boateng. Difesa a 4 con Zambrotta e Antonini esterni, Nesta e Thiago Silva in mezzo. Abbiati confermato tra i pali.

Si tratterebbe dunque della 7 formazione in 7 gare (tra Campionato e Coppa), con la terza modifica tattica, se consideriamo che il finale di sabato ha visto il Milan in una sorta di 4-4-2 ibrido. Allegri sta cercando di trovare il miglior assetto e praticare il turnover dove puó, sapendo che in certi ruoli alcuni giocatori saranno costretti agli straordinari. Ad oggi il Milan non puó prescindere dal suo bomber, Ibrahimovic, perché é lo svedese che con 4 goal in 5 partite ha tolto le castagne dal fuoco in situazioni dove solo una giocata di talento poteva sbloccare la situazione. E se Inzaghi smania di goal europei per il proprio record (e tenere a distanza Raul), Robinho contro il grifone ha dato segnali positivi, ha corso, ha coperto il campo per la squadra, ha creato spazi, e ha fatto vedere numeri di alta scuola.

Oggi si sono giá sparse le voci che questa é la prova generale per l'addio di Dinho. Del resto, anche il Gaucho venne preso per sondare il terreno e poi vendettero Kaká. Vedremo cosa succede, ma intanto fino a gennaio Ronaldinho é del Milan. Perché forse il Milan vestirá meno verde-oro, ma una cosa é certa, il Milan avrá sempre un pó di oranje nell'anima.

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26 settembre 2010

Milan - Genoa: il sabato perfetto

Non si sono dovute aspettare le famose Calende Egizie, citazione dotta del celebre Fabio Noaro, per rispedire al mittente, al secolo Massimo Moratti, la famosa uscita del "sabato perfetto". Il doppio anticipo di ieri infatti ha visto scendere in campo entrambe le milanesi, con risultati opposti: il Milan conquista i tre punti contro il Grifone, mentre l'Inter ne lascia altrettanti alla Lupa. E cigliegina sulla torta, il match-winner é proprio Ibrahimovic, colui che sbaglió il rigore nella fatal Cesena.

Il Milan é incerottato, schiera la quinta formazione in altrettante giornate, in difesa torna la linea titolare di Leonardo, con Abate e Antonini sugli esterni, Nesta e Thiago Silva al centro. Fascia di capitano a Gattuso, che con Boateng e Pirlo completano la mediana alle spalle del tridente Ronaldinho-Robinho-Ibrahimovic. Allegri dunque rinuncia a Seedorf, troppo lento in questo avvio di stagione, e a Zambrotta, tra i piú propositivi contro la Lazio ma ancora in debito d'ossigeno per poter giocare ogni 3 giorni. In avanti dunque é scattata l'ora del Pelezinho, che nonostante i proclami del tecnico, rimane in campo per tutti i 90 minuti, con una prova decisamente positiva, e facendoci intravedere numeri di puro talento.

Il Genoa sulla carta schiera un 3-4-3, ma in campo assistiamo ad un 5-4-1 in cui Rafinha e Criscito sono terzini puri, mentre Mesto e Palacio (a lui il compito di raddoppiare costantemente su Ronaldinho) sono a tutti gli effetti ali. Davanti il solo Toni che per tutta la partita si prende a sportellate con l'amico Nesta. Il Genoa peró é molto piú tonico, difende in 6 ma attacca in 4 sui rovescimaneti, fisicamente sta bene e quando riparte punge. Eppure Gasperini non si fida del solo contropiede, sapendo anche che Allegri non puó piú concedersi il lusso di attaccare all'arma bianca per 90 minuti. Il Milan infatti é piú attento e disciplinato, soffre e sa soffrire, gioca a tratti da provinciale. Eppure nel primo tempo la vera occasione da goal del Grifone nasce da un cross sbagliato da Palacio e smanacciato in malo modo da Abbiati, con il risultato che il pallone di infrange sul secondo palo. Abbiati si riscatterá poi con una ottima parata su colpo di testa di Chico, ma l'amnesia precedente ha giá cancellato la prova dell'Olimpico, facendo tornare attuale l'ombra di Amelia. Il Milan si affaccia nell'area genoana solo due volte, con Gattuso e Boateng che sparano col sinistro su Edoardo da posizione ravvicinata ma troppo defilata.

Nel secondo tempo il Milan é piú in palla, Abate e Antonini prendono piú confidenza, Gattuso finché ne ha sembra essere ringiovanito 5 anni, e Pirlo dopo una serie incalcolabile di palle gettate al vento, trova il corridoio giusto per Ibrahimovic che si incunea tra Dainelli e Criscito e distende la gamba per un morbido pallonetto che Edoardo puó solo sfiorare. Goal numero 4 in 5 partite per lo svedese, il primo a San Siro in Campionato (dopo la doppietta con l'Auxerre). Girandola di cambi, il risultato non cambia, anche se non é il Genoa a rischiare il pareggio, ma é il Milan la squadra che potrebbe dilagare, se Flamini (subentrato ad un esausto Ringhio) non si divorasse due reti e Criscito non salvasse sulla linea un tiro di Robinho, giocatore che per quanto fatto intravedere avrebbe sicuramente meritato il goal.

Il Milan doveva vincere e ha vinto. I difetti ci sono, soprattutto la tenuta atletica che rimane allarmante. Ma vincere fa morale, e soprattutto punti. Anche perché fino a ieri pomeriggio l'Inter aveva giá ammazzato il campionato da sola in vetta a +5. Questa notte Vucinic ha riportato l'Inter sulla terra, e il Milan a -2. Il campionato é ancora lungo, e quando il Milan troverá assetto e finalmente la serentiá nel non dover aver giocatori costantemtne ai box, su tutti Pato, allora potremmo giudicare l'operato di mister Allegri e dare un voto a questa stagione. Intanto godiamoci Ibrahimovic, l'attaccante che ci mancava, il calciatore che risolve le partite che non potrebbero essere risolte altrimenti.

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25 settembre 2010

Aspettando Milan - Genoa: dopo l'Aquila, il Grifone

Alleate nel mercato estivo, avversarie stasera, dopo l'Aquila il Milan affronta il Grifone. Tanti i temi di analisi del match, senza dover per forza andare a rivangare il tragico passato. Da una parte il Milan, una squadra alla ricerca di una identitá precisa, che dovrebbe schierare la quinta formazione in 5 partite. Dall'altra parte il Genoa, squadra ambiziosa e ben costruita, regina indiscussa del mercato pre-Ibrahimovic, anch'essa alla ricerca di continuitá.

A mister Allegri si chiedono senza mezze parole i 3 punti, fondamentali per il morale e per non concedere ulteriore terreno all'Inter che, come da anni a questa parte, pareggia la prima di campionato e poi si colloca tranquillamente in vetta fino al termine della stagione. E se non si puó chiedere miracoli alla tenuta fisico-atletica della squadra, si puó correre ai ripari in chiave tattica. L'esperimento Seedorf-Pirlo contemporaneamente in campo sembra esser stato finalmente bocciato, questo Milan é troppo statico per concedersi il lusso di un giocatore che cammina e uno che fa jogging, solo perché nell'arco dei 90' possono trovare il corridoio giusto (come Seedorf all'Olimpico per la prima rete in Serie A di Zlatan). Boateng, Flamini e Gattuso sembrano destinati a concorrere per due maglie, mentre davanti sembra esser scattata l'ora del Pelezinho, giocatore arrivato esplicitamente per avere una riserva di lusso a Pato o a Ronaldinho. In porta fisso Abbiati, che a Roma ha riscattato le precedenti distrazioni, mentre la linea difensiva sembra dover vedere Zambrotta e Antonini esterni, oltre al duo Nesta e Thiago Silva centrali.

Della partita c'é poco da dire, il Genoa é una squadra ben disposta in campo e che schiera elementi di indiscutibile valore e interesse, quindi non verrá certo a fare da turista. Il Milan dovrá dunque mantenere le redini del centrocampo, non concedere contropiedi (il Genoa ha gente molto veloce e brava ad inserirsi, lo dimostrano anche le due reti giá realizzate da Mesto, non certo un bomber), e far vedere quanto di buono ha fatto contro la Lazio. Dietro la squadra deve rimanere concentrata, perché i goal finora subiti sono stati tiri da fuori e/o disattenzioni dei singoli. In attacco meno leziositá e piú concretezza, perché nessuno chiede di snaturarsi, ma anche all'Olimpico vedere Ibrahimovic esibirsi in un colpo di tacco al minuto 89 di certo non ha avuto un applauso come reazione.

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24 settembre 2010

Caro Allegri cambia il trend: meno aziendalismo

La serata dell'Olimpico ha mantenuto invariata l'imbattibilitá del Milan contro la Lazio, record che dura da 13 anni. Per il resto, i progressi sono stati minimi. La squadra fisicamente é indietro anni luce rispetto a tutte le altre compagini affrontate, segno che é stata fatta una preparazione atleticamente massiccia. A rafforzare l'idea, il fatto che dopo un mese di gioco, in infermeria a Milanello hanno giá timbrato il cartellino: Nesta, Zambrotta, Antonini, Thiago Silva, Ambrosini, Flamini, Robinho e Pato (due volte) e che Abate, quest'anno non titolare, all'Olimpico ha abbandonato la gara per crampi.

Che Allegri parta a diesel é cosa nota, ci volle un sorprendente Cellino a non esonerare il tecnico di Livorno che dopo 5 giornate a Cagliari era ultimo con zero punti in classifica. E combiniamo la cosa con la migliore tradizione Milan, da anni maestro nelle partenze a freno a mano tirato, per poi dover rincorrere tutto il campionato. Era cosí con Ancelotti, é stato cosí anche con Leonardo. Il Milan cambia allenatori (pochi) e interpreti (forse ancora meno), ma la "sindrome della provinciale" é rimasta. Anche qui, il problema lo aveva Ancelotti, é rimasto con Leonardo (vedi 2 punti su 6 con il Livorno retrocesso lo scorso anno). Terzo fattore: il Senato. Ancelotti faceva le formazioni con Maldini, Leonardo predicava i giovani ma poi schierava Oddo centrale, e anche Allegri sembra aver giá dato il nulla hosta a mantenere la tradizione della "Grande Famiglia", dove in estate si possono far giocare Strasser, Odumandi e Merkel, ma poi in campionato Seedorf, Pirlo e Gattuso sono ancora i titolari, come dal 2003 a questa parte. Contro la Lazio abbiamo assisitito a come due giocatori vicinissimi al Milan, Ledesma e Hernenes, abbiano non vinto, ma dominato, la sfida a distanza con Seedorf e Pirlo. Se poi consideriamo che anche il ventenne angolano Gavanda ha dato il suo onesto contributo, non oso immaginare che giocatore sia Montelongo per non meritarsi nemmeno una tribuna.

Caro mister, mi unisco al coro di quelli che preferirebbero addirittura vedere capitolare il Milan con le tue idee che giocare in questo modo con formazioni palesemente non tue. Anche perché non posso credere che hai schierato Inzaghi e Ibrahimovic chiedendo loro di disputare un tempo a testa nel ruolo di ala. Solo cosí possiamo renderci conto di che pasta sei fatto, e di che pasta é fatto questo Milan, squadra che ad oggi non é in grado di impensierire un solo club in Italia e in Europa.

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23 settembre 2010

Comunicazione di servizio

Calcio Critico cambia pelle, ma non i contenuti. Sempre puntuale e pungente. Invito tutti gli amici, milanisti e non, a seguire gli articoli. Per gli amici su Facebook, ignorate la pagina Calcio Critico Website. Era una prova e sto cercando di eliminarla o modificarla a dovere. Intanto spargete la voce!!!

22 settembre 2010

Aspettando Lazio - Milan: la situazione dei rossoneri

A poche ore dalla sfida dell'Olimpico, rimangono troppi i punti di domanda di mister Allegri, a partire dallo schema: perseverare con il 4-3-3, o ritornare al 4-3-1-2, schema che in passato il livornese utilizzava a Cagliari. Le uniche certezze sono la bocciatura di Bonera, nemmeno convocato, e che i pali saranno difesi ancora un volta da Abbiati, nonostante in panchina scalpiti un certo Amelia, portiere che in estate aveva dato le sue garanzie.

Nel Milan dei promossi, bocciati e rimandati, sono ancora troppe le incognite. 3/4 della difesa sono ormai certi, rimane sempre il ruolo del terzino destro dove a turno sono passati un pó tutti ma dove nessuno alla fine ha convinto. Certo é che il terzino di ruolo é Oddo, giocatore comunque finito ai margini della rosa. E mentre anche Allegri cerca di trovare il miglior assetto possibile, tra i tifosi si fá sempre piú forte l'idea che Montelongo sia un Mattioni bis, dal momento che non si é guadagnato nemmeno una convocazione. A centrocampo, che sia a 3 o a 4, sicuri della maglia ci sono Pirlo e Boateng, mentre Abate, Seedorf, Gattuso e Flamini dovranno attendere in primis la scelta del modulo. In avanti i titolari sono Ibrahimovic e Ronaldinho, e anche qui, rimane il punto di domanda sull'assetto, con Boateng e Abate candidati numeri uno a completare l'eventuale tridente in linea, o Seedorf nel caso si usi il rombo con le due punte. Robinho infatti non ha che un solo tempo nelle gambe, mentre Inzaghi sembra non poter reggere a 37 anni due partite cosí ravvicinate.

Alla quarta di campionato tra infortunati, convalescenti, e schemi ancora da assimilare (complice anche una estate a lavorare su Borriello, o Huntelaar, pilone centrale, per poi ritrovarsi Ibrahimovic e Robinho dalla seconda di campionato), Allegri é consapevole che il Milan non puó concedere tutti questi contropiedi agli avversari. All'Olimpico servirá una prestazione diligente, una prova di cuore, come quella che i Rossoneri disputarono la scorsa stagione in un momento delicato. La Lazio infatti da anni rappresenta, nel bene o nel male, un punto di svolta per il Milan. In schedina il match rappresenta la classica tripla, perché la Lazio é in forma e gioca in casa, ma il Milan ci ha abituato a qualsiasi cosa, se pensiamo che la passata stagione ha espugnato il Bernabeu ma é caduto in casa con lo Zurigo.

Per concludere, credo che Bonera non si sia meritato assolutamente la bocciatura, se ad esempio lo paragoniamo a Sokratis che a Cesena ha causato 1 goal e ½. Inoltre mi auguro di vedere presto in campo il Pelezinho, giocatore che in meno di un mese é passato dall'essere il regalo personale di Berlusconi al Milan ad una ingombrante riserva.

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21 settembre 2010

Prostitute intellettuali: la freddura del giorno

Revocato lo sciopero dell'AIC. Da oggi Massimo Oddo tornerá ad essere insultato soltanto per le proprie prestazioni sportive.

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Lazio - Milan é giá un crocevia

Era bastato un poker all'esordio contro il Lecce per fare del Milan la squadra piú forte dell'Universo, una formazione che poteva schierare in campo Ronaldinho, Ibrahimovic e Pato e permettersi il lusso dell'estroso Robinho e del rapace Inzaghi in panchina. Eppure come da ormai consueta tradizione (vedi anche l'inizio stagione di Leonardo), il Milan parte col freno a mano tirato, enorme é il potenziale ma gli errori sono sempre gli stessi. Tutti a puntare il dito contro la difesa. Finalmente anche la critica si é svegliata dal letargo e inizia a parlare del centrocampo, reparto che pullula di senatori e che quindi é rimasto invariato da una decina d'anni. Peccato che l'anagrafe non lasci scampo a nessuno, nemmeno se hai vinto 4 Champions come Seedorf, o sei stato per 5 anni il regista piú forte del mondo come Pirlo. L'unica certezza é che a Milanello si sono resi conto che Gattuso ha finito l'ossigeno, per il resto nulla é cambiato. Sembrava averlo capito Allegri, ma ecco puntuale come la sfiga, appunto, l'infortunio di Flamini.

Domani sera contro la Lazio il Diavolo si ritroverá di fronte un 4-5-1 ben organizzato, comandato dall'ex obiettivo Hernanes. Parentesi: Hernanes rimarrá per sempre un mistero per il tifoso milanista. É noto infatti nell'ambiente l'aneddoto della cassa di banane e di come in Brasile non si sedevano nemmeno al tavolo a discutere se l'offerta non era di 25 mln. Eppure per una cifra intorno ai 14 mln, il Profeta si é accasato nella capitale per 5 anni. Nel Milan sembra confermata la formazione che ha patito oltre modo il Catania, con forse l'unico avvicendamento tra Robinho e Inzaghi in attacco. Per il resto confermato un suicida centrocampo con Seedorf e Pirlo e un insicuro Abbiati che non ha commesso papere ma su 2 goal (dei 3 incassati) sicuramente poteva far meglio.

Parlando infine di difesa, evidenzio un dato abbastanza significativo. Il Milan dalla difesa di burro, o quasi, ha subito nelle 4 gare ufficiali (tra Campionato e Coppa), 3 reti. Il tutto avendo giá patito l'assenza sia di Nesta che di Thiago Silva. La muraglia nerazzurra invece, 4. Eppure sul banco degli imputati finiscono sempre Nesta e compagni. Questo perché alla fine contano i punti, e due vittorie per 2 a 1 fruttano 6 punti, mentre vincere 4 a 0 con il Lecce e poi perdere 2 a 0 col Cesena sono 3 punti, eppure la differenza reti é la medesima.

La sfida dell'Olimpico dunque rappresenta giá un crocevia per la stagione dei rossoneri che, in caso di sconfitta, potrebbero davvero giá perdere di vista i cugini, impegnati in casa con il Bari. Allegri é costretto a cambiare il trend e plasmare un Milan piú solido a centrocampo, perché dati alla mano, non si possono concedere costantemente 7/8 contropiedi agli avversari e sperare nella buona sorte, nella cattiva mira o nel recupero provvidenziale del difensore di turno. La difesa va protetta e se Seedorf é assolutamente da tener giú a favore del rientrante Flamini, anche l'attuale Pirlo é un lusso, considerando che con Robinho, Ibrahimovic e Ronaldinho c'é abbastanza gente che sa venirsi a prendere un pallone, portarlo in avanti e far ripartire la manovra offensiva, senza bisogno di un giocatore immobile che lanci da centrocampo per 90'.

In sintesi, quando non si puó essere sicuri di segnare 4 reti ogni partita, vale la pena abbracciare l'antica quanto sempre valida prima regola del calcio: prima non prenderle! Non fará spettacolo, ma si porta a casa la pagnotta.

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19 settembre 2010

Milan - Catania: il problema é sempre lo stesso

Questo Milan non puó permettersi contemporaneamente Pirlo e Seedorf in campo. Non puó permettersi di avere un possesso palla cosí elevato e al contempo creare quattro occasioni da rete. Non puó permettersi di lasciare a Nesta e Thiago Silva (o i centrali di turno) il compito di dover difendere da soli il portiere e tenere viva l'intera fase difensiva. Contro il Catania abbiamo assisitito, per la terza partita in otto giorni, a come un 4-5-1 organizzato possa mettere in scacco i rossoneri. Non é questione di meccanismi da imparare, é una questione di tenuta atletica.

Nel primo tempo al Meazza il Catania aspetta e riparte in contropiede, segnando un goal magnifico (ma che comunque ai tempi dei campini gli allenatori chiamavano "il tiro della domenica" quando a segnare era il Capuano di turno), ma commette l'errore di non ammazzare il toro ferito, non sapendo sfruttare altre tre occasioni nitide, una delle quali, con Ricchiuti, partita da un sorprendente 3 contro 1 a metacampo. Catania in palla fisicamente, tatticamente ordinato, capace di creare 11 tiri contro il solo guizzo di Inzaghi in avvio, prima di capitolare sul finale del tempo grazie lo stesso Inzaghi che, come da migliore tradizione, si fá trovare in linea con l'ultimo difensore, ed eludendo il fuorigioco segna su delizioso suggerimento di Ronaldinho. Nel secondo tempo il Milan gioca ad una porta, il Catania si intravede giusto quella volta per entrare nel tabellino, Mascara ormai fá il terzino e Ricchiuti dá spazio ad un ulteriore centrocampista. I siciliani hanno finito la benzina, ma il fortino regge, colpevole soprattutto un Milan che tiene palla ma non riesce a creare mai superioritá numerica e, ancora una volta, a tirare da fuori non ci prova neanche. In veritá, a provarci una volta é Seedorf, e si prende dei fischi. Cosí certo non si aiuta la squadra. Nessuna rete nella seconda frazione, e il finale é 1 a 1, con i rossoneri sono a 4 punti dopo 3 gare di campionato.

Nel dettaglio, nel primo tempo Ibrahimovic é marginato a fare l'ala, con risultati che rasentano la pietá. Pirlo vive di luce riflessa per quello che ha fatto tra il 2003 e il 2007, sbaglia una marea di lanci e non inventa un passaggio sfruttabile in zona goal, eppure rimane il regista piú forte del mondo, l'uomo insostituibile per il Milan e per la Nazionale. Saró impopolare, ma il giorno che smetterá di giocare il Milan ne sentirá il beneficio, perché Pirlo non si discute per chi é stato, ma l'attuale é un giocatore regalato agli avversari un 80% buono delle partite. Antonini sulla sua fascia non scende una volta, Bonera dall'altra parte ha spazi ma non butta nel mezzo un cross sfruttabile. A meritare la piena promozione, per il secondo match consecutivo, Ghetto Kid Boateng, giocatore che a questo Milan serve come il pane, l'unico a saper far coesistere fisicicitá e tecnica. Inzaghi é ad un goal dalla leggenda, Marco Van Basten, mentre Ronaldinho é comunque in palla, corre e punta gli avversari che sono costretti sempre al raddoppio. Sorgerebbe anche spontaneo il domandarsi di un avvicendamento tra Seedorf e Gattuso al 90' col Milan che deve sfruttare negli ultimi 4 minuti ogni possibile jolly a disposizione... ma Allegri vede comunque nel match di ieri delle note positive, che personalmente non so quali siano, a meno che non abbia appunto capito che Seedorf e Pirlo a centrocampo equivale un regalare la mediana costantemente agli avversari, e che basta un Cesena (ovvero una squadra con attaccanti piú accurati in zona rete che Auxerre e Catania, non me ne vogliano i romagnoli) a smontare i sogni di gloria del Diavolo.

Per concludere, speriamo che tornino presto Flamini e capitan Ambrosini, gli unici due elementi a cui affiancare Boateng e costruire il centrocampo del Milan, altrimenti diventa dura anche per "noi" opinionisti dover costantemente scrivere di cosa non ha funzionato senza diventare troppo ripetitivi.

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18 settembre 2010

Prostitute intellettuali: le freddure pepate di Calcio Critico

Svelato l'arcano di come mai Zamparini non abbia ancora esonerato Delio Rossi: Francesco Guidolin é ancora sotto contratto con l'Udinese.

LoMonaco assunto part-time come maschera davanti ai cancelli di San Siro: agli spettatori chiederá la tessera del tifoso, alla terna arbitrale quella del PD.

Ranieri ammette: al Chelsea ero disposto a tornare a Valencia a nuoto. Oggi, da Roma, non saprei per dove prendere l'autobus.

Un team di maghi della finanza a casa di Mourinho: dopo tre giorni di ininterrotto lavoro, hanno dimostrato al tecnico lusitano con un complicato logaritmo che puó permettersi, economicamente parlando, di allenare il Portogallo gratis per due partite. Ma che siano due...

Delneri ha la ricetta per non essere piú frainteso e diffondere piú ottimismo all'ambiente juventino: riciclererá le dichiarazioni ai tempi della Sampdoria.

Allegri studia un modulo per far giocare insime Ronaldinho, Pato, Robinho e Ibrahimovic. Contemporaneamente, Berlusconi studia una decreto legge per far giocare il Milan in 15.

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17 settembre 2010

Lite Sacchi - Ibrahimovic: un pó di umilté

Da ormai tre giorni, sta tenendo banco l'agghiacciante siparietto tra l'ex tecnico rossonero, Arrigo Sacchi, e il nuovo centravanti del Milan, Zlatan Ibrahimovic. Un episodio spiacevole, che poteva (e doveva) essere comunque gestito con modi e tempi diversi, si sta trasformando in una bambinata, la classica scenetta del bambino che intima ai compagni "il pallone é mio, e ci gioco io".

Arrigo Sacchi é un allenatore che rimarrá negli almanacchi del calcio per aver guidato il Milan dal fallimento al tetto del mondo, grazie alla sua abilitá di aver reinterpetato al passo coi tempi il calcio totale olandese, giá a sua volta basato sugli schemi delle Grande Ungheria. Un allenatore che si basava sul collettivo, sugli schemi, dove per lui, per estremizzare il concetto, un Mannari equivaleva a Van Basten se i movimenti della squadra erano eseguiti alla perfezione. Sacchi é sempre stato un allenatore pro allenatori, dove i giocatori erano parte di un collettivo. Sacchi fuori dal Milan non ha vinto piú nulla, fallendo anche nel ruolo di direttore sportivo del Real Madrid. Quindi forse, oltre a lui, i vari Baresi, Maldini, Galli, Rijkaard, Donadoni, Evani, Tassotti, Ancelotti, Gullit e Van Basten avranno avuto il loro merito. Non si discute comunque il Sacchi allenatore, ma da quando si é ritirato per stress da parte attiva nel calcio, Arrigo Sacchi si é cimentato nel ruolo di opinionista. Dall'altra parte c'é Zlatan Ibrahimovic, un giocatore che dove approda, dichiara amore eterno ai colori che indossa in quel momento. Ricordiamoci che "era tifoso dell'Inter fin da piccolo", e che bació la maglia del Barcellona alla presentzione, prima di aver dichiarato che "la maglia del Milan é la maglia piú bella". Insomma, i proclami altosonanti e i gesti forti per rufianarsi i futuri tifosi sono nel repertorio del bomber di Malmoe tanto quanto i suoi colpi e i suoi goal di tacco. In ogni caso, entrambe personalitá forti e abbastanza egocentriche, la classica situazione dei due galli nel pollaio.

Indipendentemente dal motivo scatenante, che sembra appunto la vecchia ruggine per i commenti che seguirono il passaggio di Zlatan al Barcellona, tra battute, accuse e litigi, il messaggio di Ibrahimovic a Sacchi sembrava abbastanza chiaro, ovvero basta parlare di me. Si poteva anche lasciar perdere e lasciare che l'episodio, per quanto spiacevole e a conti fatti, imbarazzante anche per gli ascoltatori (per lo meno, io ero imbarazzato dalla situazione), esaurisse la sua unica proprietá ovvero l'attualitá dell'evento; ma ecco invece, puntuale, immancabile, e apparentemente di vitale importanza, la presa di posizione ufficiale di Arrigo Sacchi, pubblicata sulla Gazzetta dello Sport (ovvero il quotidiano piú letto d'Italia), dove l'ex tecnico ribadisce i propri diritti d'opinionista, non trascurando i concetti dell'educazione. Un'altra bella lezione di bon ton, per intenderci e rimanere in tema...

Insomma, forse é ora di dare un taglio a questa pagliacciata che sta mettendo tutti e due i protagonisti in cattiva luce. Sembra di assistere ad una sfida, potenzialmente eterna, al piú permaloso di turno. Meglio fermarsi ora, prima che continui e degeneri. E forse, come cantava Maurizio Crozza imitando lo stesso Sacchi, ad entrambi i protagonisti della vicenda, farebbe comodo un bel pó di umilté.

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Europa amara per tutti, ma Juventus e Roma sono giá in crisi

Sette gli incontri disputati, una vittoria, quattro pareggi e due sconfitte. L'Europa di certo non sorride alle italiane. Ieri sera in Europa League la Juventus pareggia in casa 3 a 3 con la squadra polacca del Lech Poznan, risulato identico della sfida al Comunale contro la Sampdoria. Dopo nemmeno un mese dall'inizio dei giochi, intorno all'ambiente juventino gira il piú totale sconforto e la piú totale sfiducia, a partire da Delneri che non puó pretendere, dopo tre giorni, di essere stato frainteso.

Juventus e Roma sono due realtá del panorama italiano che, per motivi diversi, navigano in cattivissime acque. Le squadre non decollano,  i rispettivi allenatori sembrano giá voler abbandonare il timone, il mercato non é stato convincente, e i risultati parlano da solo: entrambe ferme ad 1 punto in 2 partite di campionato, e rispettivamente un pareggio e una sconfitta nelle coppe.

A Roma sappiamo che le vicende legate alla cessione del club, Unicredit, e il mercato controllato al microscopio, di certo non hanno giovato alla piazza. Peró alla Roma hanno perso lo smalto soprattutto gli uomini giusti all'interno del quadro dirigenziale, gente che col poco riuscivano a fare tanto. Con il poco a disposizione si spendono 8 mln per Burdisso, il 6' centrale dell'Inter, che alla seconda di campionato ha ricordato al calcio la sua qualitá primaria, ovvero quella del picchiatore. Mexes era un patrimonio della Lupa, poteva anche essere monetizzato, invece é alla seconda stagione nel ruolo di panchinaro extra lusso (e vedrete se non finirá al Milan nell'affare Borriello). Arriva Simplicio, per ricoprire un ruolo in cui ci sono giá Perrotta e Menez, quando faceva piú comodo Bresciano per far rifiatare Taddei; non si ritratta Motta (che finisce a gratis alla Juventus), non si cerca nessun difensore se non Burdisso jr, e ora in difesa é giá emergenza con l'infortunio di Riise. In attacco si poteva riscattare Toni, invece si é investito su Adriano, sperando che recuperi fisicamente e mentalmente, e Borriello (favore del Milan) che é a tutto un tratto diventato un bomber di razza. La squadra ha mantenuto ingenti le crepe storiche, alla pace dei principali giornalisti che, con l'arrivo di Borriello, avevano definito proprio la Roma la prima candidata a spezzare lo strapotere dell'Inter. Ranieri é un buon amalgamatore, ma a Roma si erano forse troppo esaltati delle sue doti credendolo un tecnico vincente, cosa che non é mai stato. Non é la mia opinione, ma é il suo palmares a dimostrarlo, ovvero vuoto. Inoltre anche lui sembra aver giá abdicato al ruolo di (comunque) protagonista della stagione. Totti e De Rossi saranno costretti agli straordinari, solo i due beniamini di casa potranno dare un senso ad una stagione che appunto, per detta del loro stesso tecnico, é giá finita sul nascere. Tempo a rimettersi, ma la realtá di oggi é questa.

A Torino non va meglio. Anzi. Il tesoretto di Andrea Agnelli era di 70 mln, e mentre i giornali fantasticavano su Dzeko, Marotta spese 12 mln per Martinez del Catania. Indovinate chi ha fatto l'affare? Seguono altri 10 acquisti: Storari, Bonucci, Motta, Pepe, Krasic, Aquilani, Quagliarella, Lanzafame, Rinuado e Traoré. Si vende Diego al Wolfsburg, ovvero il giocatore che nel pre-stagione aveva fatto vedere le cose migliori, e si concede il free transfer a David Trezeguet. In sintesi, la Juventus ha comprato una intera e schierabile nuova formazione, composta peró da un paio di buoni giocatori e da altri mediocri. La grande paura che la Juventus si trasformasse in una Sampdoria di lusso ad oggi non si é nemmeno verificata; ad oggi, stiamone certi, la Sampdoria é superiore.

La tre giorni europea comunque, a prescindere da Roma e Juventus, lascia la consapevolezza che ci sono squadre fuori dalla "nostra" portata. Sará una stagione lunga e faticosa, ma se queste sono le premesse, o ci si rimbocca le maniche e si inizia a lavorare, o saranno lacrime amare per tutti.

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16 settembre 2010

Milan - Auxerre: l'attacco é ok ma il centrocampo non funziona

Sapete qual'é la differenza tra la partita di ieri sera e quella disputata lo scorso sabato a Cesena? Il risultato finale. Per il resto, riassumere quanto visto esprimere da Pirlo e compagni ieri sera é bastato fotocopiare quanto giá scrissi sulla prestazione al Dino Manuzzi. Siamo sinceri, il Milan nel primo tempo poteva capitolare due volte, se la traversa prima, e un contropiede 4 contro 2 gettato al vento poi, avessero avuto miglior sorte. L'attuale Milan non puó permettersi di sostenere un possesso palla cosí elevato e dei ritmi di gioco a livelli del Barcellona, per il semplice motivo che l'anagrafe dei protagonisti gioca tutta a favore dei blaugrana.

La difesa é troppo scoperta, Nesta e Bonera rimangono quasi costantemente senza protezione, poiché anche Allegri davanti alla difesa posiziona Pirlo regista, e non un incontrista. Il Barcellona ad esempio gioca con due uomini estremamente tecnici, Iniesta e Xavi, ma Busquets (o Mascherano) non si muovono dal proteggere la retroguardia. Al Milan l'unico mastino era capitan Ambrosini, uscito dopo solo venti minuti e lasciando esordire in Europa il ghanese Boateng, autore di una prestazione maiuscola. Ma il problema rimane, perché Flamini é fuori causa e Gattuso, abbiamo visto anche a Cesena, non ha piú benzina. Il problema dunque non é la mediocritá della difesa, intesa come difensori, ma il fatto che la manovra difensiva é complicata in quanto difesa e centrocampo sono scollati per motivi fisici. Del resto, Gattuso-Ambrosini-Pirlo-Seedorf sono quattro giocatori over 30 che senza ricambi stanno correndo per il Diavolo da 10 anni.

In attacco c'é classe da vendere, Ibrahimovic e Ronaldinho sono giocatori che possono anche farti venire i nervi a fior di pelle per 80', ma quando iniziano a giocare, sono devastanti. Pato si ferma per la seconda volta nella stagione (e quarta da quando é al Milan), confermando che la sua tenuta fisica é come la sua classe: cristallina. Robinho non si é ancora calato nella parte del gregario di lusso, per sua stessa ammissione deve capire i meccanismi del Milan, ma la stellina del Santos é comunque un giocatore che dá segnali di volerci e di poterci stare in questo gruppo, quando ad esempio si vede fino in area a difendere e mettere una palla in corner, o quando defilato su un out, ubriaca con un doppio doppio-passo il terzino avversario.

In sintesi, questo doppio impegno ha purtroppo mostrato, o confermato, che per fermare il Milan basta avere una formazione che sta bene atleticamente e un 4-5-1 che si basi sull'attesa e il colpire in contropiede. Del resto, al Milan non si possono concedere spazi, come dimostra il secondo goal. Ma se il fortino regge e davanti si puó contare sulla precisione dei propri attaccanti, il gioco é fatto.

In attesa di tempi migliori e di recuperare infortunati importanti, ci si goda intanto il risultato, che a differenza del bel gioco fine a sé stesso, é alla fine l'unica cosa che conta e che porta a sollevare i trofei.


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