Il mercato rossonero non era certo partito con i migliori presupposti. La societá, infatti, rimpiazzava Favalli con Yepes giá nel finale della passata stagione, sembrava vincolata sulla parola a riscattare Amantino Mancini dall'Inter, parlava di austerity e di rilancio dei giovani, ricordando ad ogni occasione di essere il "Club piú titolato al mondo" e pertanto, come se ne derivasse un diritto, di essere una rosa "competitiva su tutti i fronti, inferiore a nessuno, e con giocatori che non si cambierebbero per altri al mondo". Dzeko e Ibrahimovic a giugno sembravano le solite panzanate mediatiche, tanto per vendere qualche giornale, mentre il Genoa giá impazzava di fatto, e l'Inter di parola, con nomi caldi come Mascherano e Kuyt.
Quindi la svolta, alle parole (che i tifosi del Diavolo sentono ripetersi da tre stagioni) sono seguiti i fatti. Ibrahimovic in cassaforte dopo una tre giorni di strategie e power play (chissá quanto poi reali, ma non importa) e dulcis in fundo, Robinho, con un vero e proprio blitz di Braida. Del Milan giá si diceva che Ibrahimovic sarebbe stata eventualmente la classica cigliegina sulla torta, ma che la torta mancava. Adesso le cigliegine sono due, e la torta sembra esserci. Personalmente, tra Robinho e Ibrahimovic, il vero colpo di mercato é stato il ritorno in pompa magna del Presdiente. Quando il Presidente é presente, in prima persona, il Milan torna ad essere il Milan. E non solo sul mercato. La sua presenza a Milanello a scambiare due chiacchere con i giocatori, una cena con mister Allegri, il suo esserci al Meazza, giá bastano a far battere il vecchio cuore rossonero. Politici o meno, gli acquisti del Milan sono veri e autentici botti pirotecnici, capaci di risanare ogni frattura e ridare quell'entusiasmo che si era ultimamente perso.
A completare l'opera d'arte, la cessione di Kaladze, quasi ormai insperata, che toglie in un solo colpo un giocatore praticamente finito a livello sportivo, ma soprattutto, una classica zizzania per lo spogliatoio, viste le sempre piu frequenti uscite pubbliche. Kaladze avrá avuto i suoi motivi, e in passato é stato anche un buon giocatore (certo, ruotare a turno con Maldini, Costacurta, Nesta, Stam e Cafú non é propriamente un gattonare nel buio), peró é anche certo che il Milan abbia dato piú al georgiano che il contrario. La famosa regola del non sputare nel piatto in cui si é appena mangiato, di certo, non sarebbe guastata.
Nell'anno dunque dell'austerity e ultimo anno prima dell'entrata in vigore del fair play finanziario, il Milan piazza Yepes, Sokratis, Amelia, Boateng, Robinho e Ibrahimovic. Una campagna acquisti degna del biennio 2002-2003, una strategia lungimirante che portó il Milan sul tetto d'Italia e d'Europa. La societá é tornata a fare il Milan, ora non si perda nuovamente con i sentimentalismi e non ripeta gli stessi errori, ma continui nella pianificazione, magari con un pizzico di italianitá in piú che non guasta. Perché i nomi giá ci sono, basta solo coglierli in tempo.
ps: "La Roma ce l'ho nel sangue, voglio fare felici i tifosi. Ho coronato il sogno della mia vita"(Marco Borriello, 1 settembre 2010)
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1 commenti:
l'importante nel futuro è andare a ritoccare quei ruoli in cui siamo in difficoltà come centrocampo e difesa con giocatori affamati (es poli) senza ripetere gli errori del passato......il mercato estivo è stato fatto con una certa intelligenza da dirigenti che finalmente hanno pensato al presente e al futuro e non al passato
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